Habemus Papam

Giovedì 8 maggio, ore 18:07, dopo una trepidante attesa, i cardinali riuniti nel conclave hanno eletto il nuovo papa: una piazza San Pietro gremita di persone ha assistito alla fatidica fumata bianca, dopo circa 48h dall’apertura del conclave. Il neoeletto è Robert Francis Prevost, nomen sibi imposuit Papa Leone XIV. Il cardinale Désiré Tsarahezana, del Madagascar, ha rivelato, nonostante il vincolo del segreto: “Ha avuto molto più di 100 voti”.

Chi è Robert Francis Prevost

“L’America ci ha dato il jazz, i diritti civili e ora anche un papa!”- le parole di un giovane intervistato. Nato il 14 settembre 1955 a Chicago ed entrato nel 1977 nell’Ordine di Sant’Agostino, Prevost diventa sacerdote nel 1982, dopo aver completato gli studi in teologia alla Catholic Theological Union di Chicago. Il suo primo incarico è stato in Perù, dove ha lavorato per oltre dieci anni alla formazione di giovani agostiniani, prima di diventare priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, ossia il superiore mondiale dell’ordine. Nel 2015 è stato nominato vescovo di Chiclayo, in Perù: il lungo servizio in America latina ha comportato un forte legame con una parte importante della Chiesa mondiale, che ha favorito i rapporti con il Vaticano a partire dal 2023, come presidente della Pontificia Commissione dell’America Latina.

Prime impressioni

Dopo un lungo silenzio e tanta commozione le sue prime parole da pontefice sono state: “La pace sia con tutti voi”. In un discorso tutto improntato sulla ricerca della pace come missione della Chiesa, ha confermato l’intenzione di proseguire sulla stessa via di papa Francesco. Questa elezione papale è stata vissuta per la prima volta anche attraverso i social: su TikTok e Instagram giravano solo video di persone che giocavano a indovinare chi sarebbe stato eletto o condividevano il loro cardinale preferito. Tra i più amati dai i giovani c’era sicuramente Zuppi, che poco dopo il conclave, fermato da un giornalista di Fanpage ha dichiarato: “In tanti speravano in me come papa? Io mai. Prima deve vincere lo scudetto il Bologna!”. Al contempo molti italiani, nei giorni precedenti l’elezione, speravano in una fumata bianca per il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano e figura di grande esperienza diplomatica. La sua elezione auspicava un ritorno a un papato italiano dopo oltre 45 anni. Per questo, l’annuncio del cardinale americano Prevost ha inizialmente suscitato delusione tra l’opinione pubblica italiana, che si aspettava un volto familiare e già ben radicato nella Curia romana. Tuttavia, fin dai suoi primi gesti e parole, Papa Leone XIV ha saputo conquistare i cuori, mostrando umiltà, determinazione e un forte richiamo ai valori evangelici. In pochi giorni, anche molti dei più scettici si sono ricreduti, riconoscendo nella sua figura un pontefice dal respiro universale, capace di unire e guidare con fermezza e ascolto.

La scelta del nome

Nel primo incontro non liturgico con i cardinali dopo l’elezione, Prevost ha spiegato il motivo della scelta del nome Leone: “Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse le ragioni, però principalmente per papa Leone XIII, che con la storica enciclica Rerum Novarum affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale. Oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.”

Articolo e immagini a cura di Roberta Fucci e Vittoria Migliaccio

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *