Al Fermi si stampa in 3D

Mentre siamo impegnati con la redazione del magazine, ci accorgiamo che nel laboratorio di informatica accanto alla nostra aula un gruppo di ragazzi, coinvolti in un progetto di informatica e seguiti dalla prof.ssa Romina Farese e dal prof. Mauro Cocozza, si occupa dell’elaborazione di una corona di una moto. Partendo da un disegno digitale realizzato con il programma CAD Rhinoceros e a seguito di una stampa di circa 3 ore, i ragazzi hanno finalmente ottenuto il prodotto finale, in foto.

Nel cuore di molti laboratori moderni, nelle aule scolastiche, nei reparti di ricerca si può trovare uno strumento simbolo di progresso e rivoluzione: la stampante 3D. È un processo di fabbricazione che crea oggetti tridimensionali partendo da un modello precedentemente progettato in digitale. Essa costruisce l’oggetto strato dopo strato, utilizzando materiali come plastica, resina, metallo, cemento e persino cellule umane. Uno degli aspetti più rivoluzionari della stampa 3D è la sua capacità di decentralizzare la produzione. In un modo ancora segnato da crisi logistiche e da una crescente attenzione alla sostenibilità, la possibilità di produrre localmente pezzi e componenti riduce trasporti, le emissioni e i costi.
Nella nostra scuola abbiamo accolto l’iniziativa di insegnare ai ragazzi a progettare e produrre oggetti tramite questo strumento.

Dunque non si tratta solo di una macchina: ma di uno strumento che accorcia la distanza tra immaginazione e realtà, permettendo a chiunque di diventare creatore. Essa sta rompendo i confini della produzione industriale, portando innovazione anche dove prima era impensabile. La stampante 3D apre anche la strada a una produzione più sostenibile e necessario, in quanto riduce lo spreco di materiali.

Articolo e immagini a cura di Letizia Pancione e Lorenzo Dello Iacovo

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